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N° 49

 

I SIGNORI DELLE SPIE

 

(PARTE TERZA)

 

           

NEGOZIAZIONI DI ALTO LIVELLO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Quando entra nell’edificio principale della Stark-Fujikawa a Flushing, Queens, Tony Stark non può fare a meno di sentirsi invadere dalla nostalgia. Non ricorda nemmeno quanti anni avesse quando suo padre l’aveva portato qui per la prima volta, quando questo posto si chiamava ancora Stark Industries, forse una vita fa. L’edificio è stato distrutto e ricostruito più volte negli ultimi anni, ma ha sempre quell’aria di casa. La riunione è fissata nell’ufficio del Presidente. Una volta era il suo ufficio prima che l’alcool e le macchinazioni di Obadiah Stane facessero sì che lui perdesse tutto.

            Ora tutto questo è alle sue spalle ed è stato lui a decidere di non riprendersi quel che aveva perso in favore di un nuovo inizio, eppure la nostalgia è una perfida compagna.

            L’ufficio è rimasto praticamente identico: unica aggiunta di rilevo il ritratto del nonno e del capostipite Isaac Stark su una parete: il cugino Morgan ci tiene a ribadire chi è e da dove viene, probabilmente anche a dispetto dei Fujikawa.

            Tony lascia perdere quei futili pensieri e si concentra sulla ragione che l’ha spinto fin qui in compagnia di Bethany Cabe e Meredith McCall, una ragione molto grave e che giustifica la presenza nell’ufficio non solo del suo giusto occupante, Morgan Stark, e della sua Vice Presidente Esecutiva Rumiko Fujikawa, ma anche della giovane e bella donna dai lineamenti asiatici e lunghi capelli neri che risponde al nome di Ling McPherson, responsabile della sicurezza della S-F, la donna che lo ha chiamato poche ore prima con una notizia sconvolgente.

            I saluti sono ridotti all’osso e Tony si rivolge a Ling.

-Sei sicura che sia stato rapito? Non può essersene andato per conto suo, magari per qualche suo piano personale?-

-Non credo proprio Tony. Sono d’accordo con te che Philip è un tipo molto indisciplinato, ma so quel che dico. Nel suo ufficio ho trovato in terra un bicchiere di carta. L’ho fatto analizzare e conteneva del sonnifero disciolto nel caffè.  In più, nello stesso giorno è scomparsa una delle impiegate, assunta temporaneamente per sostituire una ragazza malata.  Apparentemente non ha mai timbrato in uscita. Ho trovato una sua foto e l’ho sottoposta ad un programma di riconoscimento facciale e questo è quel che ho trovato.

            Ling accende un monitor sulla parete di fronte alla scrivania e vi appare il volto di una donna bionda che Tony riconosce subito:

-Quella è Marya Penskiyova, la numero 1 dell’Élite dello Spionaggio, l’organizzazione di Spymaster, allora…-

-Allora temo proprio che il tuo primogenito sia stato rapito, Tony.- conclude Ling –Mi dispiace.-

 

            Il primogenito in questione, che ama rispondere al nome di Philip Grant, o meglio ancora Corvo, sta in quel momento capendo che è finito in guai seri e sarà davvero difficile venne fuori.

-Ti conviene darmi retta, ragazzo…- gli sta dicendo Spymaster –Io non sono un tipo violento, ma se mi costringi, farò molto male a te ed alla ragazza.-

            La ragazza, ovvero Sasha Hammer. Forse è matta come un cavallo, ma lui non vorrebbe mai che le accadesse qualcosa. Se davvero Spymaster sta lavorando per Justin Hammer, nonno di Sasha, allora non le farebbe mai del male… ma se invece il suo desiderio di recuperare i 15 milioni che loro hanno rubato al vecchio lo spingesse a superare i limiti? Può permettersi di vedere il suo bluff a scapito di Sasha?

            Deve prendere una decisione subito.

-Datemi un computer.- dice infine.

 

            Joanna Nivena Finch non sa cosa pensare del pasticcio che è diventata la sua vita. Tutto è cominciato con la gelosia di suo marito Howard per Tony Stark, gelosia aumentata in progressione geometrica quando il fatto che la sua figlia più grande, Kathy era in realtà la figlia di Tony, concepita ai tempi in cui erano fidanzati, poco prima che lei decidesse di lasciarlo. Howard aveva saputo la verità fin dall’inizio ma le aveva lo stesso chiesto di sposarlo, poi era venuto il piccolo Howie e le cose sembravano andare splendidamente finché la verità su Kathy non era venuta a galla. La guerra fredda tra Howard e Tony era cominciata allora ed alla fine aveva minato il loro matrimonio, per questo Joanna era rimasta a New York coi bambini… o almeno questo è quello che si era detta… prima che lei e Tony finissero a letto insieme e la cosa, per usare un delicato eufemismo, ha reso tutto più complicato. Se suo marito ne avesse le prove, le sottrarrebbe la custodia del loro figlio più piccolo e lei non riuscirebbe a sopportarlo.

            Dal tetto del grattacielo di fronte un uomo con un teleobiettivo sorride soddisfatto.

 

 

2.

 

 

           

            Tony spalanca la bocca ma ci vuole qualche secondo perché emetta un suono.

-Spymaster ha rapito Philip.- dice infine. Una constatazione, non una domanda. –Ma perché? È una vendetta contro d me? Lo ha pagato qualcuno?-

-Temo che le cose siano più complesse.- continua Ling McPherson –Ho fatto delle indagini in queste ventiquattr’ore prima di chiamarti: negli ambienti degli hacker corre voce che uno di loro abbia fatto il colpo grosso e sottratto svariati milioni di dollari dai conti segreti di Justin Hammer.-

-E sarebbe stato lui?-

-Sarebbe proprio il tipo di cosa che farebbe Philip.- interviene Meredith McCall –Ha già fatto qualcosa di simile con la Roxxon.-.

            Tony la guarda: lei è riuscita ad entrare in confidenza con il loro figlio più di quanto abbia fatto lui… non che ci abbia provato veramente, ad essere onesti.

-Colpevole o no, ora ha senso il coinvolgimento di Spymaster. Lui è sul libro paga di Hammer da anni… anche se ovviamente è impossibile dimostrarlo.- dice -Avete già avvertito la Polizia o l’F.B.I.?-

-No.- ammette Ling –Volevo essere ben sicura prima di farlo… e poi Philip lavora con me, è anche una faccenda personale.-

-Per me lo è ancora di più. Hai fatto bene: è un affare di famiglia, ce la sbrigheremo da soli.-

-Se ti serve aiuto Tony…- dice Morgan Stark -… conta pure su di me e su tutta la Stark-Fujikawa. Forse io e quel ragazzo non andiamo molto d’accordo, ma non dimentico che tu mi hai aiutato a rintracciare mio figlio[1] quando è stato rapito.-

            Un attimo di silenzio, poi…

-Grazie Morgan, lo apprezzo molto.

 

            Bethany Cabe guarda fuori dalla finestra e la sua mente insegue ricordi lontani.

-Beth…-

            Ling McPherson le si è avvicinata quasi senza farsi sentire.

-Sì?-

-È da un pezzo che io e te non parliamo. Una volta eravamo socie ed ora non ci vediamo quasi più. Temevo che avessi preso male la mia nomina a capo della sicurezza di questo posto, visto che ora fai lo stesso lavoro per la REvolution, la concorrenza.-

-Ma che dici? Sono stata contentissima quando ti hanno offerto il posto. Sei la più qualificata per questo lavoro… dopo di me.-

            Un sorriso appare sul volto della giovane cinoamericana.

-Ti ringrazio. Com’è lavorare ancora con Tony?-

-Difficile… come sempre.-

-Tu e lui non…-

-Cosa? No… non stavolta. Credo sia troppo preso dalle madri dei suoi figli per badare ad altre donne. Però da qualche tempo esco con un altro: hai sentito parlare di Jasper Sitwell, il direttore del F.B.S.A.?-

-Cavoli… tu punti sempre in alto Beth… è una cosa seria?-

-E chi può dirlo? Staremo a vedere. E tu…nessun uomo nella tua vita?-

            Ling scuote la testa .

-Non al momento… no.  Mi basta il lavoro.-

-Questo raccontalo ad un’altra. Io sono la tua vecchia amica Beth. Sai che puoi fidarti di me.-

            Sì… fidati della tua vecchia amica, pensa la donna nel corpo di Bethany Cabe, peccato che io non sia esattamente lei… anche se mi sto divertendo a interpretare la sua parte.

 

            Rumiko Fujikawa stringe il suo cellulare come se volesse spezzarlo.

-Problemi?- le chiede Tony.

-Nulla che ti riguardi o interessi.- risponde brusca la giovane giapponese.

-Ce l’hai ancora con me per come mi sono comportato? Ti capisco.-

-Contrariamente a quanto tu ami pensare, Mr. Stark, il mondo non gira tutto intorno a te,-.

            Ok ce l’ha ancora con me, pensa Tony, e non posso biasimarla: sembra che io abbia un talento speciale per lasciarmi dietro una scia di rabbia e recriminazioni ogni volta che interrompo una relazione… e mi è capitato anche troppo spesso. Cos’ho che non va? Perché non riesco a dare una direzione alla mia vita privata? E che diritto ho di farmi certe domande mentre uno dei miei figli è nei guai? I miei figli… praticamente non li conosco e probabilmente meriterebbero un padre migliore di me. Perfino Morgan saprebbe fare di meglio mi sa.

            Morgan Stark osserva suo cugino e nel suo sguardo c’è una malcelata invida: lui è sempre stato la seconda scelta… quello privo di talento e capace solo di passare da una festa all’altra, da una donna all’altra e dilapidare la sua eredità. Ora le cose sono cambiate: ha dimostrato di saper dirigere una multinazionale, eppure è ancora la seconda scelta. Non è uno stupido: sa che Rumiko è venuta con lui per ripicca verso Tony e perché pensa di poterlo manipolare nella sua scalata al potere nella Stark-Fujikawa. Non importa, faccia i suoi giochetti, li facciano tutti, alla fine impareranno che non avrebbero dovuto sottovalutarlo.

 

 

3.

 

 

            Davanti ad un computer dimentica tutto: la prigionia, le minacce e… sì… perfino Sasha e lei è davvero dififcile da dimenticare. Ci vogliono solo pochi istanti per accedere al suo conto segreto e da lì è solo questione di un clic.

-Ho fatto quello che volevate e adesso?- chiede.

            La risposta è la più importante di tutte per Philip Grant e Sasha Hammer. La logica vorrebbe che li uccidessero visto che hanno visto le loro facce e sanno chi sono… a parte Spymaster naturalmente, chi ci sia dietro quella maschera è un segreto ben tenuto. Philip ha però la sensazione che non gli importi molto che si sappia che sono loro i responsabili del rapimento… e poi non oserebbero mai far del male a Sasha, se è vero che suo nonno è il loro committente.

-Ora faremo qualche controllo.- risponde Spymaster –Dovrai aspettare un po’, ragazzo.-

            Philip serra le labbra e spera che quello che ha appena fatto basti a tirarlo fuori dai guai.

 

            Il posto è uno dei più esclusivi centri estetici di New York e le due donne sdraiate su un lettino e coperte a malapena da un asciugamano si stanno godendo il trattamento.

-Questo posto è favoloso, Rae.- dice la rossa dagli occhi verdi –Come l’hai scoperto?-

-Beh… veramente è mio, Pepper.- risponde la bionda dagli occhi azzurri.

-Sul serio?- Pepper Potts pare realmente stupita.

-Sì.- risponde Rae Lacoste -Negli ultimi anni sono riuscita ad espandere le mie attività creando una piccola catena di negozi di parrucchiere e centri estetici.-

-E nonostante questo sei venuta a lavorare come Vice Presidente della REvolution? Questo sì che mi sorprende.-

-Beh... se devo essere onesta, sono stata travolta dalla crisi. Quando mi ha telefonato Tony ero sull’orlo della bancarotta. La sua offerta è stata un bella ancora di salvataggio. Ho negoziato un accordo coi creditori ed ho salvato il salone di Los Angeles e questo, anche se ora il 60% è di un fondo di investimento. Ovviamente non li gestisco personalmente., ma va bene lo stesso. Il Lavoro alla REvolution è impegnativo, ma era una sfida in fondo… e poi c’era Rhodey. C’erano tante cose in sospeso tra noi.-

-Già, capisco… è una sensazione che conosco anch’io. Se non altro ora state per sposarvi.-

-E non riesco ancora a credere di averglielo chiesto io. Non ha potuto che rispondere sì. Non credo che lui l’avrebbe mai fatto.-

-Certi uomini avrebbero meno problemi ad affrontare una dozzina di uomini armati che a manifestare i propri sentimenti ad una donna… Credimi: so cosa dico.-

 

            Tony e Meredith sono quasi arrivati alla Stark Tower quando il cellulare della donna vibra e non appena controlla il messaggio arrivatole un’esclamazione di sorpresa le sfugge dalle labbra.

-Cosa c’è?- chiede Tony.

-Non… non so.- risponde Meredith perplessa -È una specie di messaggio ma non lo capisco. Sembra venire da Philip ma com’è possibile?

-Fa vedere.-

            Senza troppi complimenti Tony le strappa di mano il cellulare ed osserva il display. Sembra una specie di segnale GPS, possibile che sia…? Deve esserlo, ma come ci è riuscito?

-Tuo figlio è un genio, Meredith.-

-Beh... è anche tuo figlio, non dimenticarlo.-

-Giusto… io…-

            Il cellulare di Tony squilla prima che lui possa rispondere.

<<Tony… sono Ling. Ho appena scoperto qualcosa che dovresti sapere.>>

 

 

4.

 

 

            Nella sede della Alchemax Tiberius Stone e Justine Hammer stanno discutendo nell’ufficio del primo, quando si ode il rumore di qualcosa che batte contro la vetrata dell’ampia vetrata al trentesimo piano.

            I due si voltano a guardare e quel che vedono è la figura rossa e oro di Iron Man sospesa davanti alla finestra. Il vendicatore dorato mostra i palmi e poi spara un doppio colpo di repulsori contro la finestra aprendola.

            Mentre entra nell’ufficio, Justine gli si rivolge con rabbia:

-Come osi? Il tuo padrone, Stark, mi sentirà. Hai idea di quanto costi quella finestra?-

<<Mandi il conto a Mr. Stark.>> replica Iron Man.

-Violazione di domicilio e danneggiamento … - puntualizza Stone -… sei messo male Iron Man: potremmo farti causa per un sacco di soldi… a te, a Tony  Stark... e alla REvolution, ovviamente.-

             Sotto il casco Tony Stark si lascia sfuggire un sorriso. Tiberius sa che Tony Stark è Iron Man, ma non può essere certo che ci sia proprio lui nell’armatura adesso e Tony non ha intenzione di rendergli le cose facili.

<<Non avevo tempo di chiedere un normale appuntamento… e non credo che me l’avreste concesso. Dovevo parlare urgentemente con Miss Hammer.>>

-Con me?- esclama Justine perplessa –Perché?-

<<Lei ha una figlia, giusto?>>

-E tu come lo sai?-

            Iron Man non risponde, ma incalza:

<<Da quanto tempo non la vede o la sente?>>

-Sentirla? Non chiama mai e quanto a vederla... lei fa quel che le pare. Ma a te cosa importa?-

-Già...- interviene ancora Stone –Perché t’interessi della piccola, impertinente Sasha, Iron Man?-

<<Ho ragione di credere che sia stata rapita da uno dei miei nemici.>>

            Justine si lascia sfuggire un gemito:

-Chi è stato? Il Mandarino… è stato lui?-

-Sta calma Justine... ha solo detto che pensa che sia stata rapita, non che ne è sicuro.- puntualizza Stone.

<<Diciamo che ne sono ragionevolmente sicuro. Perché ha pensato al Mandarino?>>

-Io… è il tuo nemico più noto… è stato naturale.-

            Abbastanza logico, pensa Iron Man, ma…

-Perché pensi che sia stata rapita?- chiede Tiberius.

<<Perché ho… Stark ha appena saputo che Philip Grant… suo figlio…>>

-L’hacker che chiamano Corvo… continua,-

 <<… è stato rapito da Spymaster e… Corvo si vedeva con tua figlia ed ora è scomparsa anche lei.>>

-Cosa?-

            Stone fa una grassa risata.

-Il figlio perduto di Tony Stark e la nipote bastarda di Justin Hammer, questa è proprio da ridere.-

-Non c’è nulla da ridere.- ribatte Justine puntando un dito contro il petto di Iron Man –Anche se quello che dici è vero, perché Spymaster avrebbe dovuto rapirla? Lui…-

            Si interrompe di colpo ed il vendicatore dorato a terminare la frase per lei:

<<… lavora per tuo padre, lo so… ma quello che tu non sai è che qualcuno ha sottratto 15 milioni di dollari dai fondi segreti di tuo padre e Spymaster è convinto che siano stati Corvo e tua figlia a sottrarli e non credo che si fermerà davanti a niente pur di metterci le mani sopra. Credi che tuo padre considererebbe sua nipote come un danno accettabile?>>

-No… lui non… NO!-

<<Avvertilo allora. Se è stato davvero lui a ingaggiare Spymaster che lo richiami e gli ordini di lasciar liberi i ragazzi, altrimenti… se qualcosa di male accadrà a Philip Grant né lui né nessuno di voi sarà al sicuro dalla mia vendetta.>>

        Con un gesto teatrale Iron Man spacca la scrivania di Stone e poi vola va dalla finestra che aveva recentemente distrutto.

-Uhm… una così bella scrivania in noce massiccio. Non le trovi all’IKEA queste.- commenta Stone –Sai, Justine, ti conviene davvero chiamare tuo padre. Non credo che ti piacerebbe avere a che fare con Iron Man quando è veramente arrabbiato… non piacerebbe nemmeno a me a dire il vero.-

-Non osare mai più dirmi cosa devo fare. Nessuno può farlo: né quel pezzo di latta, né tu, né mio padre. Nessuno!-

            Justine esce a passo di carica sbattendo alle sue spalle la porta dell’ufficio con tutta la sua forza.

            Che temperamento, pensa Tiberius, sarà molto gratificante riuscire a domarla uno di questi giorni.

 

            Nella sede della Fondazione Maria Stark, il Direttore Esecutivo Harold J. Hogan, detto Happy, si passa una mano nei capelli. Il suo compito è amministrare i progetti della Fondazione, ma il suo problema attuale è che i fondi stanno calando. Le donazioni arrivano numerose come sempre, magari meno cospicue di una volta, ma pur sempre regolari, allora perché ci sono meno soldi di quanti dovrebbero esserci, anche se i conti sembrano a posto? Lui non è un contabile, è solo un pugile suonato, ma sente puzza di imbroglio. Deve trovare un modo per capirne di più.

 

            Justine Hammer irrompe come una furia nell’ufficio di suo padre e prima che lui possa dire qualunque cosa gli urla in faccia:

-Hai fatto rapire mia figlia, bastardo!-

-Ma che diavolo stai dicendo?- replica Hammer -Datti una calmata.-

-Non ho nessuna intenzione di calmarmi. Ho ricevuto una visita di Iron Man e lui dice che hai incaricato Spymaster di ritrovare chi ti ha rubato 15 milioni e lui per questo ha rapito il figlio di Tony Stark e mia figlia… mia figlia, hai capito?-

-Aspetta un momento… vuoi dire che è stata Sasha a derubarmi? Ma è una ragazzina senza talento, come… ma certo: il figlio maggiore di Stark era uno dei più famosi hacker della nazione. Ha senso.-

-Non tenti nemmeno di negare, vedo. Bene, se è una questione di soldi…- Justine prede un libretto di assegni e ne riempie rapidamente uno per poi sventolarlo davanti al naso del padre -… ecco i tuoi maledetti soldi. Ora richiama il tuo cane da guardia e se scopro che ha torto anche un solo capello a Sasha, tornerò qui e ti ucciderò.-

            Justin non parla, non tocca nemmeno l’assegno, aspetta solamente che la figlia sia uscita, poi estrae dalla scrivania un cellulare e preme uno dei tasti di chiamata rapida.

-Sono io.- dice sbrigativamente –Si può sapere che state combinando?-

            Nel cielo sopra il palazzo Iron Man ha ascoltato ‘intera conversazione grazie ai suoi potenti microfoni direzionali e sotto l’elmo sorride, poi fa una chiamata col telefono incorporato nel sistema dell’armatura:

-Ling, sono Tony, hai triangolato il segnale che Iron Man ha appena inviato?-

<<Sì. Si sovrappone quasi perfettamente al segnale inviato al cellulare di Miss McCall da tuo figlio. Non c’è dubbio: abbiamo il luogo dove lui e la ragazza sono tenuti.>>

-Grazie Ling… Beth hai sentito tutto?-

<<Forte e chiaro, Tony.>> risponde Bethany Cabe. Sono già per strada e tu?>>

-Sto arrivando.-

            E mentre lo dice sta già volando alla massima velocità.

 

 

5.

 

 

            Aeroporto Internazionale di Los Angeles, comunemente noto anche come LAX. In mezzo a tutta la folla di passeggeri in arrivo o in partenza l’uomo atletico in jeans e maglietta dalla folta chioma e la barba rossa con una borsa a tracolla passa quasi inosservato… a parte le occhiate di qualche ragazza (per tacere di un certo numero di uomini)… e il meccanismo di un sofisticato sensore

            L’uomo è quasi uscito dal terminal quando una familiare figura rossa e oro gli piomba davanti e lo afferra per la collottola.

<<Brendan Doyle, non avrai davvero pensato di potertela cavare facilmente, vero?>>

-Iron Man! Come… come puoi essere qui?-

<<Sono un uomo dalle molte risorse, non lo sapevi?>> sotto l’elmo Carl Walker, l’unico degli Iron Man sostituti a risiedere in California, sorride: era bastata una telefonata di Tony Stark per farlo arrivare all’aeroporto ma questo Brendan Doyle, alias Mauler, non aveva bisogno di saperlo.

            Doyle tenta di aprire la sua sacca ma Iron Man gli punta il palmo del guanto destro dritto contro il naso,

<<Qualunque cosa volessi fare, non provarci, Doyle. I repulsori possono essere molto dolorosi a questa distanza,.>>

            Il mercenario sorride e alza le mani

-D’accordo, so quando sono sconfitto, mi arrendo. Come mi hai trovato?-

<<Ha commesso un paio di errori: primo hai mantenuto la tua villetta di Malibu senza pensare he ne eravamo a conoscenza e secondo, non è stato poi così intelligente prenotare il tuo volo per Los Angeles col nome di Bernard Duggan.>>

            Un paio di agenti si avvicinano a Doyle, lo ammanettano e gli leggono i suoi diritti.-

<<Sei messo male amico mio: aggressione, tentato omicidio, complicità in rapimento. Ti conviene collaborare con il Pubblico Ministero e magari uscirai di galera in tempo per il diploma di tuo figlio.>>

            E Carl Walker sorride soddisfatto.

 

            In un magazzino un tempo appartenente al Cordco Conglomerate due uomini, di cui uno di colore, ed una donna che indossano un’armatura azzurra ma senza il casco a proteggere il volto si stanno preparando alla partenza. I Raiders sono pronti alla fuga.

-Io dico di andare a Hong Kong.- dice la ragazza, un’asiatica.

-E chi ti ha eletto capo?- ribatte il nero –Tu sei solo l’ultima arrivata, il n. 3.-

-Calmatevi.- impone Raider 1 –Dopo il casino che abbiamo combinato alla REvolution, abbiamo alle calcagna perfino l’antiterrorismo. Lasciare gli Stati Uniti è l’unica soluzione e con quello che ci hanno pagato possiamo permetterci qualunque destinazione.-

-Va bene.- replica il nero –Ma io preferisco il Sudamerica.-

-L’importante è filarcela di qui prima che ci trovino.-

            Una parete crolla con uno schianto ed appare la figura di War Machine

<<Sarebbe stata una buona idea se l’aveste messa in pratica prima, ora è troppo tardi.>>

-Tu!- esclama Raider 1 –Ma come…?-

<<Pare che nessuno vi avesse informati che le vostre armature hanno un’impronta energetica unica che i sensori della mia armatura possono rilevare entro un certo raggio. Non avete idea di quanti posti ho setacciato prima di scovarvi. Adesso mettete i vostri elmetti e combattete. Ho una gran voglia di spaccare le vostre teste e non c’è gusto a farlo senza una bella rissa.>>

 

            Dall’alto Tony Stark, anch’egli in armatura, osserva la palazzina che nasconde il covo di Spymaster. Lì dentro c’è un ragazzo con cui ha un rapporto che definire difficile è un vero eufemismo. Dev’essere una specialità degli Stark avere rapporti complicati coi propri genitori o con i figli, perché gli piaccia o meno, Philip Grant è suo figlio e ciò vuol dire che ha dei doveri verso di lui.

Quindi Spymaster, sarà meglio che tu non gli abbia torto un capello o la pagherai cara, pensa Tony mentre con un’accelerata dei suoi jet punta deciso verso il suo obiettivo.

 

 

6.

 

 

            Meredith McCall è una donna dai molti talenti, alcuni naturali, alcuni appresi a prezzo di dolorosi sacrifici. Uno di questi le consente di evitare ogni forma di allarme elettronico e non solo. In pratica non è vista se non vuole essere vista e questo le è molto utile quando penetra nel rifugio di Spymaster. Tony avrebbe avuto molto da ridire sulla sua iniziativa se lei si fosse presa la briga di informarlo, non che avrebbe potuto farci qualcosa, anche se avesse voluto,

            Dalla sua posizione nel condotto d’aerazione Meredith può guardare nel salone sottostante, dove Spymaster ha radunato tutti i suoi scagnozzi. C’è aria di nervosismo, parlano di una telefonata di Hammer. L’ultimo di loro un uomo di colore alto quasi due metri e con il fisico di Mike Tyson porta dentro i prigionieri. Da quel che Meredith può vedere, stanno bene, anche se la ragazza manda in giro sguardi di fuoco. È come una pentola a pressione e se la furia che reprime esplodesse, potrebbe essere la prima a subirne le conseguenze.

-Lasciami il braccio, brutto bestione. Me lo spezzi.- grida la ragazza con voce più arrabbiata che spaventata

-Non tentarmi.- replica Samson Washington.

            In quel momento, col suo inimitabile stile, Iron Man irrompe nella sala attraverso una parete.

-No, non adesso, no!- esclama Spymaster.

            L’Élite dello spionaggio reagisce immediatamente, puntando delle armi contro il Vendicatore e sparando.

<<Ah… assorbitori di energia, una buona idea.>> esclama Iron Man <<Da chi le avete avute: Hammer? No… è più roba da A.I.M. questa. Sarebbe interessante vedere chi dura di più se la mia armatura o le vostre armi, ma vediamo di farla finita prima. Magari invertendo il flusso e assorbendo io la loro energia…>>

            Quella di Iron Man è più di una vanteria anche se dentro di se deve ammettere che i suoi nemici lo stanno mettendo in difficoltà… ma non abbastanza: Tony rilascia un ‘onda di energia che costringe i suoi avversari a mollare le loro armi.

            Contemporaneamente Philip Grant si sveglia da un’apparente apatia e scatta verso Sasha Hammer afferrandola e correndo poi verso una porta.

            Marya Penskiyova li vede e la sua mano corre istintivamente verso una pistola più tradizionale, quando sente del freddo metallo contro la nuca.

-Non pensare nemmeno di farlo.- le intima Meredith –Posso trapassarti da parte a parte quella tua bella testolina bionda prima che tu muova un dito.-

-E allora perché non lo fai?- replica la Russa –Io al tuo posto lo avrei già fatto.-

-Ecco perché non sei al mio posto. Comunque non tentarmi.-

            Con calma Marya getta a terra la sua pistola, contemporaneamente scatta come una tigre e si volta sferrando un calcio volante verso la sua avversaria, ,ma incontra il nulla. In compenso un colpo di taglio la raggiunge alla carotide facendola dapprima barcollare e poi cadere in ginocchio.

-Se ti può consolare…-commenta Meredith -… al tuo posto ci avrei provato anch’io.-

            Nel frattempo Iron Man ha avuto vita facile nel mettere all’angolo l’Élite che non all’altezza della sua forza.

-Basta!- interviene Spymaster –Non c’è bisogno di combattere: avevamo già ricevuto l’ordine di liberare i ragazzi.-

<<Vuoi dire che tu e la tua banda vi arrendete e verrete pacificamente in prigione?>>

-No Iron Man, tu non ci porterai in prigione, anzi ci lascerai andare liberi come l’aria.-

<<Sei impazzito, per caso?>>

-Niente affatto. So di non essere simpatico al tuo datore di lavoro, Tony Stark, specie dopo che l’ho strapazzato un po’ di recente,[2] ma lui mi deve un favore.

<<Favore? A te? Di che stai parlando?-

-Dovresti saperlo: sono stato io a liberare sua figlia Kathy da un pedofilo che l’aveva rapito e l’ho riportata a casa.[3] A te non deve importare perché l’ho fatto, ma solo che chiedo il pagamento di quel favore. Consultati con il tuo capo se devi, ma credo che sarà d’accordo.-

            C’è una lunga pausa, poi Iron Man replica:

<<Filate tutti via di qui prima che cambi idea.>>

            Scommetterebbe che sotto la maschera Spymaster sta sorridendo.

-Non prendertela troppo.- dice questi –Magari la prossima volta avrai miglior fortuna.-

            Sotto l’elmo di Iron Man Tony Stark si morde le labbra e preferisce non replicare.

 

            Un po’ più tardi, negli uffici della Hammer Inc. la porta dell’ufficio privato di Justin Hammer si spalanca di colpo ed entra Tony Stark seguito da un’imbarazzata segretaria

-Mi… mi dispiace signore... non siamo riusciti a fermarlo.-

            Hammer non si scompone.

-Ah... Tony… una visita inaspettata, ma non importa. Mettiti comodo.-

-Preferisco restare in piedi.- replica Tony gelido.

-Come vuoi. Stavo per bere un bicchiere di questo ottimo whisky scozzese di puro malto invecchiato 15 anni. Ne vuoi uno anche tu?-

            Lo sguardo di Tony invece è bruciante mentre ribatte:

-Piantiamola coi giochetti Hammer. Sono venuto a dirti una cosa molto semplice: tocca ancora un membro della mia famiglia e ti farò una guerra così spietata che le nostre scaramucce precedenti ti sembreranno roba da bambini.-

-Davvero, Tony, non capisco cosa…-

-Hai capito benissimo e non ci saranno altri avvertimenti.-

            Le finestre dell’ufficio esplodono in contemporanea e nel vano di una di esse appare la figura volante di Iron Man. Sotto l’elmo Happy Hogan sogghigna soddisfatto.

-Mandami il conto.- dice Tony uscendo dalla stanza.

            Hammer aspetta che la porta si chiuda e poi aziona l’interfono.

-Miss Wilson, mi trovi una buona agenzia di sicurezza per rimpiazzare gli idioti che abbiamo ora…dopo si compili un assegno per un anno del suo stipendio e poi raduni tutte le sue cose, è licenziata anche lei.-

            L’anziano affarista sospira. Rimane per un po’ adagiato contro lo schienale della sua costosissima poltrona executive. Le minacce di Stark non lo spaventano, ma per un po’ sarà il caso di tenere un basso profilo. Per fortuna che ha almeno recuperato i suoi soldi. Si avvicina al computer ed accede ai suoi conti segreti. A questo punto se ne esce con un’imprecazione che non ci sentiamo di riferire.

 

            Nell’attico di Tony Stark è in corso una piccola riunione. Tra gli invitati: le due donne che attualmente abitano con lui, madri di due dei suoi figli, Pepper Potts, madre adottiva del terzo, Happy Hogan, Mike O’Brien, Eddie March, Ling McPherson, Bethany Cabe in compagnia un impacciato Jasper Sitwell e perfino Morgan Stark con il figlio Arno, che si tiene in disparte mentre il cugino adottivo Andy e Howard Finch Jr. giocano insieme e Kathy parla con sua madre.

            Il motivo della riunione è festeggiare la felice conclusione del rapimento ma manca, ahimè, qualcuno… almeno sino ad ora.

            L’ascensore privato si apre e ne esce Philip Grant. Veste casual come al solito, ma ha cambiato abiti, anche se non si è curato di pettinarsi e sugli occhi indossa i suoi soliti occhiali scuri.

            La prima ad accorgersi de suo arrivo è Ling McPherson.

-Phil… stai bene.- esclama gettandogli le braccia al collo e poi ritarandole subito dopo.

-Uh…sì… penso di sì.- balbetta lui.

-Ti trovo in forma, ragazzo - gli si rivolge Morgan  –Beh... sei uno Stark dopotutto. Non disturbarti a venire in ufficio domani. Puoi prenderti una settimana di vacanza.-

-Grazie. Molto generoso da parte tua… cugino Morgan.-

            Se Morgan coglie l’ironia nelle parole del giovane, non lo dà a vedere. Quanto a Tony, prende il figlio per un braccio e lo porta in un angolo.

-Io e te non abbiamo… comunicato molto da quando abbiamo saputo della nostra parentela. Forse dovremmo cominciare.-

-Sì, penso di sì.-

-Bene, ti sta bene di vederci domani a pranzo al Four Seasons?-

-Ah… certo… un luogo discreto per un incontro padre-figlio, non c'è’ che dire. Ci farò un figurone.-

-Preferivi il McDonald’s nell’atrio?-

            Philip ridacchia.

-No… non ti ci vedo proprio. Ok… devo portare la cravatta?-.

-Credo di poter parlare con la direzione ed evitartela.-

            Cala il silenzio. I due si fissano imbarazzati, poi Tony parla di nuovo:

-Devo proprio chiedertelo: con tutte le donne che ci sono a New York, dovevi proprio imbarcarti con la nipote di Justin Hammer?-

-Ah... beh… è che lei è speciale… e ha delle doti che…-

            Tony sospira.

-Temo che tu mi somigli più di quanto mi piacerebbe.-

-Vorresti forse proibirmi di frequentarla… paparino?

-Per carità, sei abbastanza adulto da prendere le tue decisioni senza interferenze... solo stacci attento… noi Stark siamo famosi per combinare pasticci con le donne.-

-Me lo ricorderò… oh immagino che non ti riempierebbe di dispiacere sapere che un paio dei conti off shore di Hammer sono stati svuotati di recente e le relative somme sono state accreditate a certi enti d beneficienza.-

Passa un secondo e poi Tony ride.

-Beh, che mi venga… comincio a pensare che io e te potremo andare più d’accordo di quanto pensassi. Ascolta…nel fine settimana ci sarà una grossa festa per il mio compleanno. Spero che ci verrai.-

-Beh se posso portare Sasha…-

-Perché no? A Hammer e sua figlia verrebbe un travaso di bile e solo per questo ne varrebbe la pena.-

            Le cose stanno andando bene, pensa Tony, ma durerà o è solo la quiete prima della tempesta?

 

 

FINE TERZA PARTE.

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ed eccoci finalmente alla fine di questa piccola saga incentrata sul figlio scapestrato di Tony. Molto poco da dire su quest’episodio se non che…

1)    Sono riuscito a far apparire ben tre Iron Man. Due (Tony e Happy) li conoscete bene, ma forse è il caso di rinfrescarvi la memoria sul terzo: Carl Walker è in realtà Clay Wilson, brillante ingegnere e ricercatore universitario, s’impadronì di un progetto per generare campi di forza e lo usò per iniziare una carriera da supercriminale. Quando decise di ritrarsi si rivolse a Iron Man e Tony Stark (che non sapeva essere la stessa persona) per aiuto, temendo che Justin Hammer l’avrebbe fatto uccidere per impedirgli di testimoniare contro di lui. Con l’aiuto di Tony simulò la propria morte ed iniziò una nuova vita come Carl Walker, ingegnere della Barstow Electronics, una controllata della Stark Enterprises ed oggi della Stark-Fujikawa di cui è diventato col tempo Ingegnere Capo. Occasionalmente entra in azione come Iron Man quando ce n’è bisogno.

2)    Poca azione effettiva e parecchi tocchi di soap opera in questa storia in cui mi sono soffermato molto sui comprimari, recuperandone anche alcuni che no si vedevano da tempo. Diciamo che ci possiamo consolare con un po’ di psicodramma.

3)    Che uno dei tre Raiders sia un uomo di colore è stato rivelato di recente nella serie Punisher di Greg Rucka & marco Checchetto, che uno sia una donna è stata una mia idea.

4)    La festa di compleanno di Tony sarà al centro di una storia di Mickey che apparirà sullo Speciale per il 50° anniversario di Iron Man che sarà pubblicato in quasi contemporanea con l’uscita del film Iron Man 3.

Nel prossimo episodio: un matrimonio, il ritorno di vecchi amici e vecchi nemici ed altro ancora. Non mancate mi raccomando.

 

 

Carlo



[1] Ovvero Arno Stark, che in un futuro parallelo sarà l’Iron Man del 2020.

[2] In Marvelit Team Up #19.

[3] In Iron Man MIT #374